Perché alcuni pensionati non prendono la tredicesima e chi riguarda

Tredicesima, per alcuni pensionati è solo un miraggio. Non spetta a questi titolari di prestazione, i motivi.

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Tredicesima, le categorie escluse dalla prestazione – codiciateco.it

La tredicesima è un rateo mensile che per i pensionati arriva di solito con l’assegno del trattamento a fine anno. In genere, il suo importo è pari alla rata mensile che si percepisce. Regola valida solo se la pensione si riceve da almeno un anno. Per calcolare la tredicesima si moltiplica la cifra lorda mensile dell’assegno pensionistico per il numero dei mesi di pensionamento effettivo nel corso dell’anno e poi si divide per 12.

Le categorie ammesse a questa misura sono diverse sia di natura previdenziale (cioè che dipendono dai contributi versati nel corso della carriera lavorativa), che assistenziale (cioè versate dallo Stato a prescindere dai contributi). Ma per alcune prestazioni la tredicesima non è prevista, vediamo di chi si tratta.

Tredicesima, i pensionati che ne sono esclusi

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Tredicesima non prevista per alcuni pensionati – codiciateco.it

A godere della tredicesima mensilità sono diverse categorie di prestazioni a cominciare dai titolari di pensione di vecchiaia o a quanti percepiscono la pensione anticipata nelle sue varie formulazioni. Spetta inoltre anche ad alcune misure di carattere assistenziale come la pensione di inabilità agli invalidi civili o l’assegno sociale.

Tuttavia non spetta in alcuni casi. Per esempio agli invalidi che percepiscono indennità di accompagnamento e a coloro che percepiscono l’indennità di frequenza. A non avere diritto alla tredicesima sono anche i percettori di APE sociale, prorogata anche nel 2024, seppur con una stretta sui requisiti anagrafici. Infatti ora occorrono 63 anni e 5 mesi per accedere alla prestazione.

Inoltre non è cumulabile con redditi da lavoro, con l’eccezione del lavoro autonomo occasionale fino a 5mila euro di reddito nel corso dell’anno solare. La misura non prevede l’erogazione della mensilità aggiuntiva, perché la normativa che l’ha introdotta non la contempla. L’APE sociale è una sorta di scivolo pensionistico, verso il trattamento di vecchiaia a 67 anni di età. Non solo, ma la prestazione presenta altri svantaggi oltre all’assenza della tredicesima mensilità.

Infatti l’erogazione consente un tetto massimo di 1.500 euro al mese e non vi è possibilità di adeguamento al tasso di interesse. Non ha nemmeno maggiorazioni, né la presenza di assegni familiari. Senza considerare che l’APE sociale non è una misura reversibile ai superstiti. Significa che in caso di morte del titolare, i familiari non avranno la reversibilità. Dunque occorre verificare con attenzione la possibilità di accedere a questa prestazione particolare.

Ricordiamo che è destinata a specifiche categorie di lavoratori. I disoccupati che abbiano terminano da tre mesi l’indennità di disoccupazione NASPI; i lavoratori con riconoscimento dell‘invalidità civile pari almeno al 74 per cento; i lavoratori dipendenti che hanno svolto attività gravose (sette anni negli ultimi dieci, o sei negli ultimi sette); i lavoratori caregiver che nel momento della domanda e negli ultimi sei mesi assistono il coniuge o un parente a carico.

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