Tassa di soggiorno, i comuni che la riscuotono. Un aiuto per il turismo?

Tassa di soggiorno, l’imposta che le amministrazioni locali dovrebbero riscuotere dai turisti. Una breve panoramica.

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Strutture ricettive e tassa di soggiorno, dove si applica (codiciateco.it)

Il turismo rappresenta certamente una delle voci più importanti dell’economia nazionale. Le località con una vocazione turistica in Italia sono migliaia dal mare alle montagne, dalle città d’arte alle località termali. Soprattutto a livello locale il turismo rappresenta una risorsa insostituibile con l’indotto che produce, con il lavoro che crea, con l’economia che alimenta.

Questa estate si è vissuto un altro anno da record in Italia con decine di milioni di arrivi, diretti non solo verso le mete consuete, ma anche verso località meno conosciute. Sono le destinazioni costiere ad attirare il maggior numero di visitatori, insieme alle classiche città d’arte. Tuttavia anche per la montagna, anche in considerazione del clima particolarmente caldo delle ultime settimane, si può parlare di vero e proprio boom.

Turismo e tassa di soggiorno, i dati che emergono

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Tassa di soggiorno nelle strutture ricettive per la promozione del turismo (codiciateco.it)

Tra le voci importanti che dovrebbero contribuire a migliorare i servizi e quindi l’offerta cioè la tassa di soggiorno, che ogni ospite è tenuto a pagare per ogni notte di permanenza in una località. Secondo la normativa in vigore possono riscuotere questa imposta i capoluoghi di Provincia, i Comuni inseriti negli elenchi regionali delle località turistiche, delle città d’arte, o da quelli con sede nelle isole minore o con isole minori nel loro territorio.

In totale secondo la Banca d’Italia, rientrano in queste caratteristiche circa 5.700 comuni, cioè il 70% delle amministrazioni comunali del Paese. Ma nel corso dello scorso anno solo il 23% ha applicato la tassa di soggiorno, cioè solo 1.268 amministrazioni. Un numero in aumento rispetto al passato, basta pensare che nel 2019 solo 1.003 comuni applicavano questa imposta, ma comunque ancora esiguo rispetto al totale.

Il gettito realizzato a livello nazionale da questa imposta è di circa 775 milioni di euro. Gli incassi maggiori si registrano nelle regioni del Centro Italia, seguite dal Nord est, dal Nord ovest. Molto indietro il Meridione e in particolare le Isole, dove il gettito è di soli 54 milioni di euro. Incredibilmente poco rispetto alle potenzialità delle località turistiche.

C’è un dato interessante da sottolineare. Il Molise ha circa 56 Comuni che potrebbero applicare questa imposta, ma solo Campobasso ha sfruttato l’opportunità, introducendo la tassa di soggiorno nel 2023. Tuttavia nel capoluogo molisano si paga l’importo più basso di tutte le province italiane. Solo un euro per tutte le tipologie di alloggi.

La regione che sfrutta di più questa opportunità è la Val d’Aosta, dove circa l’80% dei Comuni che ne hanno diritto la riscuotono regolarmente. Seguono la Toscana  con il 61% e la Liguria con il 54%.

L’imposta è destinata a finanziare interventi in materia di turismo, compresi quelli per le strutture ricettive e i servizi turistici in genere.  Ma per molti operatori del settore, rischia di essere un deterrente per gli affari, vista la difficoltà di utilizzarla in maniera convincente, anche se ricordiamo essere presente in molti paesi turistici europei, concorrenti dell’Italia.

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