Sono un dipendente pubblico, perché non ho i buoni pasto?

I buoni pasto sono un servizio comodo adottato da molte aziende per i propri dipendenti: in certi casi, però, questi non sono erogabili.

Buono pasto per dipendente pubblico
Buono pasto per dipendente pubblico (Codiciateco.it)

I buoni pasti sono stati introdotti nel Pubblico Impiego dopo la privatizzazione dei vari comparti. Al momento, sono tre i comparti che hanno regolato l’attribuzione dei buoni pasto nei propri contratti collettivi nazionali. Come informa l’articolo 86 cel CCNL del 2018, le Amministrazioni possono istituire un servizio mensa, oppure attribuire i buoni pasto sostitutivi.

Esistono due tipi di buoni pasto, quelli elettronici e quelli cartacei. I buoni pasto elettronici, con la Legge di Bilancio dal 2020 sono esenti fiscalmente fino alla soglia di 8 euro. L’esenzione fiscale per i buoni pasto cartacei, invece, passa da 5,29 a 4 euro. I ticket elettronici, dunque, sono più convenienti rispetto a quelli cartacei, in quanto esenti dalla tassazione fino a 8 euro. Ma i buoni cartacei godono di un vantaggio.

Non per tutti i dipendenti pubblici sono previsti i buoni pasto: i casi in cui non vengono erogati

Buoni pasto da spendere nelle tavole calde
Buoni pasto da spendere nelle tavole calde (Codiciateco.it)

Nonostante i ticket elettronici siano più convenienti, bisogna dire che i ticket cartacei sono validi anche ai fini pensionistici. Significa che il dipendente, a lungo andare, riceverà un piccolo vantaggio sulla parte contributiva della pensione. Il valore nominale di ogni ticket è di 7 euro. Buoni pasto, una valida alternativa per pagare meno tasse.

Facciamo un esempio, relativo a un buono pasto cartaceo del valore di 7 euro. Per un ticket del genere, la quota esente è di 4 euro, i contributi per il fondo pensione sono di 0,26 euro, il contributo fondo credito è di 0,01 euro, mentre l’Irpef ha valore di 0,68 euro, per un valore effettivo del buono pasto cartaceo di 6,04 euro.

Il valore del ticket cartaceo si riduce di quasi un euro dopo l’applicazione delle ritenute, ma queste poi incideranno in futuro ai fini pensionistici. Flessibile, deducibile, il buono pasto è la soluzione ideale per la pausa pranzo, da spendere in un bar o tavola calda, oppure da sfruttare per fare la spesa per casa. Rappresenta uno strumento di integrazione al reddito.

I vantaggi dei buoni pasto, ma per un comparto non sono previsti

Le aziende li dispensano per poter recuperare i costi sostenuti, mentre ai dipendenti fanno comodo per acquistare cibo. Secondo il Decreto emanato il 7 giugno 2017, tutti i dipendenti e lavoratori subordinati, sia part time che full time, hanno diritto a un buono pasto. Confermati i Buoni Pasto ai dipendenti pubblici: chi potrà averli.

Quindi tutti i dipendenti pubblici o privati hanno diritto a questo benefit, salvo alcune eccezioni. Ad esempio, nonostante si è dipendenti pubblici, nel comparto Scuola i buoni pasto non sono previsti. Come mai? Poiché risulta difficile l’attribuzione al personale insegnante, in quanto i buoni pasto sono collegati alle ore effettive svolte sul posto di lavoro, in orario maggiore alle 6 ore.

Inoltre, alcuni Istituti presentano una mensa interna alla scuola, e ciò garantisce un servizio pasto. Tuttavia, in certi rarissimi casi è il personale ATA a poter ricevere i buoni pasto, visto che questi dipendenti lavorano cinque giorni, la mattina, e con 3 ore di rientri pomeridiani, oppure 7 ore distribuite in cinque giorni. Partita IVA, come richiedere i buoni pasto se non si hanno dipendenti.

Docenti e collaboratori scolastici: per questi lavoratori non sono previsti buoni pasto

Nonostante l’obbligo, non è detto che l’azienda sia tenuta a elargire i buoni pasti ai propri dipendenti. È il datore di lavoro, infatti, a scegliere se concederli o meno, salvo specifiche richieste sul contratto nazionale. All’interno dei contratti collettivi nazionali di lavoro, i ticket restaurant trovano una regolamentazione dettagliata, specie in particolari settori, come quello del Commercio o dei Metalmeccanici.

Come accennato, in Italia il comparto scuola non ha diritto ai buoni pasto, anche se esistono alcune eccezioni, ossia quando il turno di lavoro supera le 6 ore giornaliere. A scuola, gli unici lavoratori che possono superare tale soglia sono i lavoratori del personale amministrativo e tecnico e i collaboratori scolastici. Buoni pasto, l’importo aumenta: di quanto sarà più alto.

In alcune regioni, come il Trentino Alto Adige, è stato introdotto un servizio sostitutivo di mensa per il personale delle scuole, gestito da Up Day Ristoservice, il quale prevede l’uso di un ticket elettronico oppure di un’App sul telefonino. Questo servizio è rivolto a tutti, docenti compresi. Nonostante qualche piccola eccezione, normalmente i ticket non sono previsti per insegnanti e personale ATA.

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