Oltre all’assegno di inclusione puoi avere anche il bonus mamma: cifre

La possibilità esistente per chi percepisce l’Assegno di inclusione: si ottiene anche il bonus mamma con queste cifre.

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Bonus mamma e Assegno di inclusione, quando (codiciateco.it)

Come noto è possibile fare domanda per l’Assegno di inclusione se si possesso di particolari requisiti reddituali e patrimoniali. Si tratta della prestazione che insieme al Supporto per la formazione e il lavoro, ha preso il posto del Reddito di cittadinanza. In effetti le misure non sono perfettamente sovrapponibili alla precedente. Infatti coprono solo parte dei beneficiari della prestazione introdotta nel 2020.

L’Assegno di inclusione resta tuttavia la misura più importante per le famiglie in condizioni di disagio economico e con componenti fragili (anziani con età pari almeno a 60 anni, disabili e figli entro la maggiore età). Proprio per le madri che percepiscono l’Assegno di inclusione è possibile anche ottenere il cosiddetto bonus mamma. Ma vediamo le condizioni per avere quest’ulteriore contributo.

Il bonus mamma insieme all’Assegno di inclusione, quando

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Bonus mamma, le cifre per l’Assegno di inclusione (codiciateco.it)

Con la legge di bilancio 2024 il governo ha introdotto il cosiddetto bonus mamma, riservato alle lavoratrici madri con 2 o 3 figli. Questa misura è compatibile con l’Assegno di inclusione (ADI). Vediamo in che modo. L’ADI prevede una soglia ISEE massima di 9.360 euro e un reddito annuo pari a non oltre i 6mila euro, da incrementare in base alla scala di equivalenza del nucleo familiare.

In più l’Assegno di inclusione è fruibile anche con reddito da lavoro, se quanto si percepisce è estremante ridotto, compilando il modello Adi.Com. Dunque mentre si riceve l’ADI e si lavora, è possibile mediante autodichiarazione richiedere l’esonero contributivo. Il bonus mamma infatti si percepisce direttamente in busta paga, dopo un’autodichiarazione indicando il numero dei figli e i codici fiscali.

Il bonus mamma è l’esonero contributivo pari al 100 per cento dei contributi che la lavoratrice versa all’INPS come ritenuta previdenziale IVS (Infortuni e Vecchiaia per i lavoratori Subordinati), cioè il 9,19 per cento. Per ottenere l’esonero contributivo sono rilevanti il numero e l’età dei figli. Inoltre va ricordata la durata del provvedimento. La misura è riconosciuta per le lavoratrici madri di 3 o più figli dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, fino al compimento del diciottesimo anno di età del minore.

Mentre per le lavoratrici madri con 2 figli, l’esonero contributivo spetta solo dal 1° gennaio al 31 dicembre del 2024 fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Le lavoratrici devono avere contratti di subordinazione a tempo indeterminato. Sono escluse le lavoratrici con contatti a tempo determinato e quelle domestiche. Il tetto complessivo dell’esonero è di 3mila euro annui.

L’agevolazione prevede un beneficio massimo in busta paga di 250 euro al mese. Ma questa cifra è riferita a chi ha un imponibile abbastanza alto, circa 2.700 euro lordi mensil. E sicuramente non alle lavoratrici che percepiscono l’Assegno di inclusione, con reddito da lavoro estremamente basso. Un esempio con una retribuzione lorda di 500 euro mensili, l’esonero contributivo del 9,19 per cento è pari a 45,95 euro al mese a cui si detraggono le ritenute Irpef.

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