Non solo Agenzia delle Entrate, anche per l’INPS scattano i controlli: chi può stare sereno

Controlli INPS, quando scattano gli accertamenti dell’INPS. Quali sono le scadenze previste dalla normativa in vigore.

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Restituzione prestazioni erogate erroneamente (codiciateco.it)

Normalmente si ritiene che gli accertamenti siano sempre di natura fiscale e che sia l’Agenzia delle Entrate ad effettuare questa procedura nei confronti dei contribuenti. In effetti, questi controlli e adempimenti fanno parte dei compiti del Fisco. Ma non è il solo ente pubblico ad effettuare operazione di questo tipo.

Anche l’INPS è impegnato in accertamenti motivati per esempio dall’erogazione di somme non spettanti o dal recupero di contributi previdenziali non versati. Ma quando scattano questi controlli, chi invece può stare tranquillo e non temere questi accertamenti. Vediamo una breve panoramica delle situazioni, ricordando comunque l’esistenza dei termini di prescrizione dettati dalla legge in vigore.

Accertamenti INPS, qualche chiarimento sul tema

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Prescrizione di somme indebitamente versate dall’INPS (codiciateco.it)

Come detto anche l’INPS può far partire degli accertamenti in determinati casi. Uno dei più comuni riguarda l’accertamento per somme indebitamente percepite, che si riferisce a pagamenti avuti dall’INPS in anni precedenti. L’Istituto di previdenza sociale ha diritto a recuperare le somme indebitamente percepite dal cittadino, quando l’erogazione sia dovuta a un errore o a una omessa comunicazione del cittadino stesso.

Anche per la Cassazione, in presenza di dichiarazioni del cittadino non conformi al vero è sempre configurabile il dolo e quindi la restituzione delle somme indebitamente versate. Soprattutto se i comportamenti dell’interessato spingono all’errore l’INPS, creando una rappresentazione della realtà non veritiera al punto da influire sull’attribuzione della prestazione. Una situazione simile si configura anche per le pensioni.

Nel dettaglio, se il versamento indebito dipende da retribuzioni pensionistiche errate, determinate da comunicazioni non veritiere del datore di lavoro, l’INPS ha il diritto di richiedere la restituzione delle somme versate per la pensione, anche con la buona fede del pensionato. La determinazione iniziale del trattamento è sbagliata a causa dell’inesatta comunicazione del datore di lavoro, ma l’INPS non è obbligata a controllare i dati contributivi inviati dal datore di lavoro prima dell’erogazione della pensione.

Quindi il titolare del trattamento deve restituire le somme ricevute. Ma se l’errore è dell’INPS, il pensionato non è tenuto a restituire gli importi. Infatti i trattamenti di vecchiaia, di reversibilità per dipendenti, di invalidità possono essere rettificati in caso di errore durante l’attribuzione, l’erogazione e la riliquidazione. Ma se dall’errore scaturiscono somme versate non dovute, non si devono restituire a meno che l’accredito sia causato dal dolo dell’interessato.

Infine un’ultima osservazione sulla prescrizione, il periodo entro il quale una persona o un ente, devono far valere un loro diritto. Oltrepassato questo limite temporale, il diritto si estingue e non  può più essere esercitato. La richiesta di restituzione delle somme indebitamente erogate dall’INPS si prescrive dopo 10 anni, da quando gli importi sono stati versati. Il termine di prescrizione per contributi non versati è invece di 5 anni.

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