Cedolare secca: cosa prevedono le nuove regole del 2024

Cedolare secca, le regole che valgono nell’anno in corso. Che cosa si deve conoscere per non commettere errori.

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Locazioni, cosa cambia per la cedolare secca (codiciateco.it)

La locazione di un immobile consente ai proprietari di accedere a un regime fiscale agevolato da scegliere in fase di sottoscrizione del contratto d’affitto sia nelle annualità successive, avvertendo del cambiamento l’inquilino. La cedolare secca è dunque un tassazione che può essere scelta in modo facoltativo, sostituendo IRPEF e addizionali locali.

Ad aderire possono essere tutti i proprietari che percepiscono un reddito dall’affitto di immobili, importante che l’affitto non sia un’attività imprenditoriale. Si tratta quindi di un’imposta che può rappresentare un contenimento dei costi tributari e infatti è largamente diffusa tra i piccoli proprietari. Con l’anno in corso sono intervenute delle novità delle quali tenere conto e che non si devono sottovalutare.

Cedolare secca, che cosa cambia con l’anno in corso

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Affitti brevi, i cambiamenti fiscali (codiciateco.it)

La cedolare secca è quindi riservata solo ad alcune categorie di affitti, affittuari e inquilini: per esempio alle persone fisiche, agli affitti residenziali, a chi sceglie il canone libero o quello concordato. Alta categoria alla quale è riservata questa agevolazione è l’affitto di lunga durata (contratti 4+4 o 3+2) o di breve durata, non oltre i 30 giorni.

In questo caso però il proprietario nell’anno affitta al massimo quattro appartamenti. Oltre questo limite l’attività è considerata imprenditoriale e la cedolare secca non è più applicabile. Le aliquote della cedolare sono al 10 per cento per i canoni concordati (durata 3+2), se l’immobile è ubicato in Comuni con scarsa disponibilità abitativa, o se l’affitto è transitorio, o se il contratto è stipulato con studenti.

L’aliquota al 21 per cento, quindi è per gli affitti (brevi e lunghi) degli appartamenti nel mercato libero. Ma qui si deve segnalare la novità 2024. Da quest’anno con la Legge di Bilancio 2024 è stato introdotto un regime fiscale diverso per gli affitti brevi. La tassazione è infatti passata dal 21 al 26 per cento in caso di affitto breve, ma l’aumento parte dalla seconda casa locata e vale fino alla quarta. Dopodiché diventa necessario avviare un’attività imprenditoriale con partita iva.

Quindi per il proprietario di un solo appartamento affittato con locazioni brevi non ci sono cambiamenti, l’aliquota della cedolare secca resta al 21 per cento. Stessa cosa per i casi visti prima (per esempio affitti lunghi 4+4 con canone libero). Le novità insomma riguardano il mercato delle locazioni brevi e per chi affitta a questo scopo più di un’abitazione.

Le novità interviene in un settore, quello degli affitti brevi, in forte crescita, ma che ha delle ripercussioni sulla disponibilità abitativa, soprattutto nelle grandi città e nei centri storici e d’arte, dove è sempre più difficile trovare locazioni a prezzi ragionevoli.

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