Nonostante la Brexit, i prodotti del settore agroalimentare italiano sono la prima voce delle esportazioni nel Regno Unito.
La Brexit del 2020 ha segnato un momento decisivo nelle relazioni tra Regno Unito e paesi continentali dell’Unione europea, compresa l’Italia. Il paese anglosassone, che era stato uno principali attori della politica europea, con quella scelta confermava le sue spinte più isolazioniste. Infatti non sono mancati in passato, e non mancano tuttora, dei problemi nei rapporti economici con il Regno Unito.
Tuttavia i legami e gli interessi tra le due sponde della Manica sono forti sia di ordine commerciale che politico e culturale. Anche in Italia si è temuto che la Brexit potesse influenzare negativamente le relazioni economiche tra i due paesi. Non mancano dei problemi per chi si reca nel Regno Unito per motivi di lavoro, ma nel settore commerciale non si registrano problemi.
Brexit, i numeri del commercio agroalimentare
Le esportazioni italiane verso il Regno Unito restano molto consistenti, in particolare nel settore agroalimentare. Questo ha raggiunto nel 2023 il valore complessivo di oltre 4 miliardi e mezzo di euro, con una crescita importante del valore negli ultimi anni (più 35 per cento dal 2017).
Molto apprezzate nel mercato britannico sono le denominazioni protette, in particolare di formaggi, di prodotti a base di carne e di aceti balsamici. Quello inglese rappresenta il quarto mercato di esportazione dei prodotti DOP (denominazione origine protetta) con una quota del 6 per cento delle esportazioni totali. I formaggi rappresentano il 66 per cento delle esportazioni di prodotti DOP verso Londra.
I motivi del successo vanno in parte assegnati alle garanzie offerte dagli accordi di scambio tra UE e Regno Unito, che danno buone opportunità ai produttori italiani, e in parte alla percezione di buona qualità dei prodotti italiani del settore agroalimentare. Insomma nonostante le difficoltà politiche del dopo Brexit, la qualità delle eccellenze italiane trova un riscontro nel mercato britannico. Un problema che potrebbe sorgere è dovuto alla situazione economica interna inglese.
L’inflazione preoccupa oltre l’80 per cento dei cittadini britannici e potrebbe avere effetti negativi sulla grande distribuzione organizzata e sulla ristorazione che propongono prodotti italiani. A questo si aggiungono le nuove barriere doganali, con allungamento dei tempi delle pratiche con una burocrazia che non fa bene alle esportazioni italiane verso il Regno Unito.
Quindi se nel periodo della Brexit i prodotti italiani esportati verso Londra hanno mantenuto la loro importanza, in particolare nell’agroalimentare di qualità, le importazioni italiane dal Regno Unito sono crollate. A garantire il successo dei prodotti italiani sono senza dubbio la qualità con le sue caratteristiche di sicurezza, tracciabilità e sostenibilità.
Il successo del modello italiano dei prodotti DOP e IGP necessita investimenti e innovazioni, proprio per mantenere e accrescere le quote di mercato, non solo nel contesto britannico, ma in tutto il mercato globale, dove la concorrenza è forte e la competitività elevata.