Svolta Naspi: non spetterà più a questi disoccupati

Importante novità in arrivo per la Naspi col nuovo 2024: a differenza degli anni precedenti, questi disoccupati non potranno più avere accesso al sostegno di disoccupazione 

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Come cambierà la Naspi nel 2024 – CodiciAteco.it

La disoccupazione è un tema cruciale in qualsiasi società e in Italia in particolare il sistema di sicurezza sociale offre una rete di protezione per coloro che si trovano senza lavoro. Uno dei pilastri fondamentali di questo asset è la NASpI, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego. Questo beneficio svolge un ruolo determinante nel fornire un sostegno finanziario ai lavoratori che perdono il loro impiego involontariamente, consentendo loro di far fronte alle spese per circa due anni mentre cercano nuove opportunità lavorative.

Introdotta nel 2015 come sostituto dell’ASpI (Assicurazione Sociale per l’Impiego), con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema di sicurezza sociale e fornire una maggiore tutela ai lavoratori disoccupati, la NaSpI funge dunque da vitale paracadute per non mandare in rovina lavoratore e famiglia che – improvvisamente – si ritrova senza più un’occupazione per dinamiche non direttamente volute dallo stesso. Tale programma come noto è gestito dall’INPS, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, ed è finanziato tramite i contributi previdenziali versati dai datori di lavoro e dai lavoratori stessi.

Naspi, come funziona e chi può averla

INPS logo simbolo
Naspi 2024: quale modifica è prevista – CodiciAteco.it

Una delle caratteristiche distintive della NASpI è la sua durata, che può variare in base al periodo di lavoro accumulato dal richiedente nei quattro anni precedenti alla disoccupazione. In linea di massima, la durata dell’indennità può variare da un minimo di 6 mesi a un massimo di 24 mesi. Tuttavia non è un beneficio universale e scontato ma anzi vi sono criteri specifici che devono essere soddisfatti per poter accedervi e nuovi aggiornamento stanno regolarizzando sempre di più la circostanza che spesso ha creato anche anomalie e paradossi.

Di base, per poter usufruire della NASpI, il richiedente deve aver perso il proprio impiego come già detto involontariamente, quindi non vale in caso di dimissioni a meno che non si tratti di donna in dolce attesa, non essere iscritto ad altri programmi di sostegno al reddito e aver lavorato per almeno 13 settimane nei quattro anni precedenti alla disoccupazione. È inoltre necessario che il richiedente si registri presso il Centro per l’Impiego e che cerchi attivamente un nuovo impiego.

L’importo dell’indennità NASpI è calcolato in base alla media degli ultimi 4 salari mensili del richiedente e può variare da un minimo di circa il 75% al 100% del salario precedente. Tuttavia, esiste un limite massimo stabilito dalla legge, che viene periodicamente aggiornato. Questo può variare a seconda della regione in cui il richiedente risiede e può essere soggetto a ulteriori riduzioni in determinate circostanze. Più si andrà avanti col tempo e più la quota calerà fino a un minimale che raggiunge l’apice quasi al culmine del supporto.

Stop ai furbetti: niente più Naspi per questi ex dipendenti

Ora, con l’arrivo di questo nuovo 2024, c’è una novità. Il disegno di legge presentato dal Ministero del Lavoro, Marina Calderone, e attualmente in discussione al Senato, cancellerà la possibilità di aver accesso a tale sostegno di disoccupazione per coloro che hanno incassato un licenziamento ma per assenze ingiustificate prolungate. Un vuoto normativo che portava a una situazione paradossale: la colpa era del dipendente, il datore era però costretto a dimetterlo, ma in più l’azienda era tenuta anche al versamento del 41% del massimale NaSpI per pagargli anche l’indennità.

Una situazione surreale, segnalata spesso dalle società, e che ora sta prendendo forma la regolarizzazione dell’anomalia. Quindi è in arrivo lo stop: chi perderà il lavoro per assenze non concordate non avrà più accesso alla contributo di disoccupazione. Come intuibile, questa situazione tra le righe portava spesso a delle situazioni forzate con lavoratori che si gettavano strategicamente nella zona grigia calcolata una volta fatti i propri calcoli.

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