Minusvalenze, cosa sono e in che modo si recuperano

 In questo articolo cercheremo di chiarire cosa sono le minusvalenze, come si creano e soprattutto in che modo è possibile recuperare le perdite

Le minusvalenze fanno parte della naturale dinamica del mercato ed ecco come possiamo gestirle al meglio per ottimizzare il nostro portafoglio.

Le perdite che si verificano durante l’acquisto e la vendita di strumenti finanziari sono definite come Minusvalenze. Queste sono l’opposto delle Plusvalenze, che si riferiscono ai guadagni ottenuti. Quando si vende uno strumento finanziario per un prezzo più basso rispetto a quello d’acquisto, si ha una minusvalenza. A partire da quel momento, si ha diritto a un credito fiscale che può essere compensato nell’anno corrente o nei quattro anni seguenti. La gestione sapiente della tassazione degli strumenti finanziari può arricchire notevolmente il tuo portafoglio. Questo è una componente essenziale nella pianificazione finanziaria ed è un fattore di particolare importanza per i consulenti finanziari.

Cosa sono e che impatto hanno le minusvalenze

Come si può ristrutturare la propria posizione finanziaria in un istituto bancario

Un documento chiamato “posizione fiscale” viene rilasciato dalla banca. Questo documento contiene un elenco, ordinato secondo la valuta di regolamento, di tutte le transazioni finanziarie legate a una singola entità (codice fiscale). L’elenco include sia le transazioni che hanno portato a un guadagno che quelle che hanno portato a una perdita. Ogni volta che si realizza un profitto, la banca applica direttamente le tasse, mentre in caso di perdita, l’importo viene messo da parte in una “riserva fiscale”. I guadagni futuri andranno a ridurre e ad eliminare gradualmente questa riserva fiscale.

Profit, con grafici e schemi
Foto | i triloks @Canva – codiciateco.it

 

Scadenza e recupero dei minusvalenze

Solitamente, quando crei un portafoglio di titoli, a meno che non decida diversamente, la banca applica un sistema di gestione amministrata. Questa è l’opzione più appropriata per te poiché la banca agisce come sostituto fiscale, eliminando la necessità di dichiarare qualcosa nel tuo rendiconto fiscale. Vi sono diverse possibilità quando chiudi un’operazione finanziaria:

  • vendi a un prezzo superiore a quello di acquisto, conseguendo un guadagno (plusvalenza);
  • oppure vendi a un costo inferiore a quello di acquisto, riscontrando una perdita (minusvalenza).

Secondo la legge fiscale italiana, dal 1° luglio 2014, le plusvalenze sono soggette a una tassa del 26%, con l’eccezione dei titoli di stato e delle entità sovranazionali, che sono tassati al 12,50%. Le minusvalenze, d’altro canto, creano un credito fiscale che può essere recuperato nell’anno in corso e negli successivi quattro anni. Tuttavia, la possibilità di recupero esiste solo se avrai future operazioni nel tuo portafoglio di titoli.

Le minusvalenze scadono il 31 dicembre di ogni anno. Ad esempio, le minusvalenze accumulate nel 2018 scadranno il 31 dicembre 2022, mentre quelle accumulate nel 2022 avranno un termine ultimo il 31 dicembre 2026. Hai quindi quattro anni per recuperarle.

È importante non perdere il credito fiscale. È nel tuo miglior interesse recuperare il tutto, o eventualmente utilizzare alcune strategie contabili per posticipare le minusvalenze nel tempo.

Infine, vale la pena notare che con un sistema di gestione amministrata, non puoi compensare profitti e perdite da conti presso diverse banche. Quindi, se hai un portafoglio di titoli in più banche, tieni presente che ogni banca considera solo le operazioni effettuate con essa.

Scadenze a fine anno

Che fare se stai per perdere il beneficio fiscale derivato dalle minusvalenze operative che sono in scadenza alla fine dell’anno? La risposta è semplice: devi generare un guadagno, o capital gain, equivalente da altre fonti di reddito prima che l’anno finisca. Ci sono due modi per raggiungere questo obiettivo.

Il primo è vendendo le azioni nel tuo portafoglio che stanno mostrando un profitto. Per esempio, se hai 1.000 euro di minusvalenze che scadono il 31 dicembre e possiedi delle azioni di X che portano a un guadagno di 2.000 euro, dovresti vendere una quantità di azioni di X sufficiente a compensare la perdita.

L’altro metodo riguarda l’acquisto di strumenti finanziari specifici, chiamati Certificates Maxicoupon, che vengono rilasciati verso la fine dell’anno e hanno l’obiettivo di coprire le perdite. Questi Certificates offrono un rendimento potenziale insito nella prima cedola che è significativamente elevato, potenzialmente anche del 20-25%. Questo può aiutarti a recuperare le tue perdite entro la fine dell’anno fiscale.

Recupero come funziona?

Non tutti i prodotti finanziari permettono di compensare le perdite finanziarie, come evidenziato nella tabella sottostante. Le leggi fiscali italiane differenziano tra i prodotti che generano “redditi di capitale” e quelli che producono “redditi diversi”.

Questa distinzione ha un impatto diretto sulla fiscalità, visto che tutte le perdite possono essere generate da qualsiasi strumento finanziario, ma possono essere compensate solo con strumenti che generano “redditi diversi”. I fondi di investimento comuni e gli ETF armonizzati rappresentano un esempio tipico: vendendoli in perdita generi una minusvalenza, ma se li vendi con un profitto, questo si traduce in un reddito di capitale che non può essere compensato con le perdite.

Gli ETF, i fondi comuni di investimento, i coupon obbligazionari e i dividendi azionari generano “redditi di capitale” e non possono quindi compensare le perdite. Al contrario, le azioni, le obbligazioni, gli ETC, i Certificati e i Derivati (opzioni e futures) generano “redditi diversi” e consentono di compensare le perdite.

Per chiarire meglio, forniamo un esempio pratico. Ho acquistato 1000 azioni dell’azienda Alfa a 10 euro l’una, investendo in totale 10.000 euro. Ho poi rivenduto le azioni a 9 euro l’una (per un totale di 9.000 euro), subendo una perdita di 1.000 euro. Di recente ho venduto il Fondo comune di investimento X con un guadagno di 2.000 euro e le azioni Y con un guadagno di 1.600 euro.

Il profitto ad esempio ottenuto da un fondo condiviso rappresenta un’entrata di capitale. Quindi, dovrai sempre pagare una percentuale del 26% su un guadagno di capitale di 2.000 euro, che equivale a una tassazione di 520 euro. Al contrario, il guadagno di capitale generato dal titolo Y rappresenta un’entrata differente. Di conseguenza, tu equiparerai la perdita di valore precedente e pagherai le tasse solo su 600 Euro (1.600 – 1.000). Da questo potrai comprendere l’importanza della diversificazione del tuo portfolio anche in termini della varietà di strumenti che lo costituiscono. Infatti, se disponi solo di prodotti di risparmio gestito come i fondi condivisi e gli ETF, non sarai in grado di compensare le perdite di valore precedenti e dovrai pagare l’imposta ogni volta che realizzi un guadagno.

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