Debiti con l’Agenzia delle Entrate: quanto tempo passa prima del pignoramento?

In caso di debiti contratti con l’Agenzia delle Entrate, entro quanto tempo si passa al pignoramento dei propri beni?

Controlli dell'Agenzia delle Entrate
Controlli dell’Agenzia delle Entrate (Codiciateco.it)

Sono tante le persone che, per un motivo o per l’altro, contraggono dei debiti fiscali con lo Stato. In tal caso, dopo una serie di avvisi, l’Agenzia delle Entrate passa alla procedura di pignoramento, rispettando sempre tempistiche specifiche previste dalla legge. A volte, nonostante il contribuente riceva solleciti di pagamento, possono trascorrere anche anni prima del pignoramento.

Non si tratta di una procedura automatica e neanche troppo semplice. Al netto della più recente riforma fiscale, vediamo quanto tempo passa dal momento del primo avviso al pignoramento effettivo dei beni da parte dello Stato. Prima di tutto, occorre sapere che esistono due tipi di procedura, a una si ricorre quando viene notificata la cartella esattoriale, l’altra quando si è in presenza di accertamento esecutivo notificato dall’Agenzia delle Entrate.

Quanto tempo trascorre dal primo sollecito di pagamento al pignoramento in caso di debiti con l’Agenzia delle Entrate

Conteggi da parte dell'Agenzia delle Entrate
Conteggi da parte dell’Agenzia delle Entrate (Codiciateco.it)

Quando si contraggono dei debiti fiscali con l’Agenzia delle Entrate, l’ente provvede a inviare il primo sollecito di pagamento. A quel punto, il contribuente ha tempo due mesi per fare ricorso, oppure per pagare. Se non si provvede a effettuare il pagamento entro 60 giorni, o a contestare la natura del debito, l’accertamento diventa esecutivo.

Significa che non può più essere contestato. Superati i due mesi, l’Agenzia delle Entrate ha un mese di tempo ulteriore per affidare la riscossione all’Agenzia Entrate Riscossione. Quest’ultima non notifica più la cartella esattoriale. Da tale momento decorrono altri 180 giorni, quindi sei mesi, per saldare il debito contratto.

Terminati anche i sei mesi ulteriori, se ancora non si è provveduto a saldare il debito, l’Agenzia Entrate Riscossione invia al contribuente un avviso di presa in carico, tramite raccomandata oppure tramite Pec. Questa comunicazione serve a indicare al contribuente stesso l’avvio della procedura di pignoramento. Il pignoramento, però, non scatta in automatico.

Avvio della procedura di pignoramento ai danni del contribuente

L’Esattore, a questo punto, accede a un registro Anagrafe tributaria per individuare i beni da pignorare al contribuente. Questa attività può richiedere anche un certo lasso di tempo. Se il debitore è nullatenente o non ha beni pignorabili, allora non si può procedere. Se il contribuente ha beni pignorabili, l’Esattore notifica al contribuente stesso la cartella esattoriale.

Dal momento della notifica il contribuente ha altri due mesi di tempo per saldare il debito, oppure di chiedere una dilatazione del pagamento a rate. Trascorsi i due mesi, si passa al pignoramento. Prima di iscrivere un fermo e un’ipoteca, l’Agente per la Riscossione Esattoriale deve inviare un preavviso di 30 giorni al contribuente.

Anche in questo caso, il debitore può evitare l’applicazione di una misura cautelare richiedendo una dilazione. Queste sono le tempistiche massime che la legge prevede prima di entrare in azione con il pignoramento vero e proprio. Tuttavia, esiste anche la prescrizione, cioè l’estinzione del debito, la quale subentra quando decorrono i seguenti termini dall’ultimo sollecito:

Iva 10 anni

Imposte sui redditi (Irped, Ires, Irap) 10 anni

Altre imposte erariali 10 anni

Imposte locali (Im, Tari, Tosap) 50 anni

Sanzioni amministrative, penali o tributarie 5 anni

Bollo auto 3 anni

Ecco altre informazioni: Pignoramento immobile: posso continuare a viverci?. Oppure, Pignoramento prima casa per debiti: quando scatta per legge. Infine, Pignoramento TFR: attenzione a questo rischio in particolare e come evitarlo.

Impostazioni privacy