Case Green, i costi per ammodernare le case degli italiani

Quanto costa all’economia italiana la direttiva Case Green. Gli investimenti necessari per riqualificare il patrimonio immobiliare.

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I costi della Direttiva Case Green (codiciateco.it)

Una delle Direttive comunitarie più discusse degli ultimi tempi è certamente la cosiddetta Case Green, che prevede un aggiornamento strutturale dell’efficienza energetica degli immobili per tagliare le emissioni ci anidride carbonica e i consumi di energia. L’obiettivo della legislazione europea è raggiungere entro il 2050 la neutralità energetica per gli edifici residenziali.

La normativa entrerà in vigore dal 28 maggio mira alla sostituzione completa della caldaie alimentate a combustibili di origine fossile e all’installazione di pannelli solari e fotovoltaici. Un obiettivo certamente ambizioso e decisivo in termini ecologici e di risparmio energetico. Ma qual è la condizione del patrimonio immobiliare del nostro paese e quali sono i costi in preventivo?

Case Green, l’impatto economico della Direttiva

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L’aggiornamento ecologico delle abitazioni (codiciateco.i)

Si stima che per un ammodernamento complessivo del patrimonio immobiliare del paese occorre un investimento variabile tra gli 800 e i mille miliardi di euro. Una cifra veramente enorme, ma che rispecchialo stato degli edifici residenziali in Italia. Circa 8 su 10 sono considerati obsoleti, con circa l’83 per cento realizzato prima del 1990 e ben più della metà costruito prima degli anni Settanta del secolo scorso (circa il 57 per cento).

La Direttiva Energy Performance of Building Directive, già pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e legge dell’Unione Europea, è nata proprio per affrontare l’inefficienza energetica delle case. Situazione determinata dal degrado del patrimonio abitativo di molti paesi del continente. In Italia, l’intero parco immobiliare è costituito da circa 13 milioni di edifici, di cui l’89 per cento a finalità abitative. Ma è sull’analisi della classe energetica di queste abitazioni che sorgono i problemi.

In Italia, gli immobili di classe F e G, le più basse, sono circa il 60 per cento, contro il 45 per cento delle case tedesche, il 25 per cento di quelle spagnole e il 21 per cento delle francesi. Secondo gli esperti del settore, l’ammodernamento del parco immobiliare italiano richiede non solo grandi investimenti per le soluzioni tecniche nei singoli edifici, ma anche investimenti per le infrastrutture.

La Direttiva prevede che ogni Stato declini a modo suo le indicazioni di legge, ma con il limite che almeno il 55 per cento della riduzione dei consumi energetici derivi dall’ammodernamento degli edifici più obsoleti, con classi energetiche inefficienti. Le soluzioni per spingere all’ammodernamento potrebbero essere diverse. Si parla di una stretta al credito per le case con classi energetiche più basse.

Addirittura esiste la possibilità che alcuni di questi possano diventare non più affittabili. Ci potrebbero essere interventi anche sulle banche europee con effetti su quelle italiane, in considerazione delle difficoltà strutturali dell’economia del paese. Dunque una situazione tutt’altro che semplice con un impatto molto forte sul paese a livello sociale ed economico.

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